La serie "Swaddle" di Filippo Tincolini si addentra nei meandri della condizione umana con una riflessione profonda sulla corporeità e le sue restrizioni. Attraverso la rappresentazione di corpi o frammenti corporei avvolti o vincolati da fasce e corde, l'opera diventa espressione delle costrizioni che la società e la cultura impongono sull'individuo. Queste figure scultoree, benché immobili e limitate fisicamente, evocano una potente carica emotiva che interpella direttamente lo spettatore, invitandolo a riflettere sulla propria libertà personale e collettiva.
In queste opere, Tincolini non solo questiona il dualismo storico tra corpo e spirito, ma rivela come le fasce e le corde siano simboli delle varie pressioni e aspettative culturali che modellano e talvolta distorcono la nostra autentica esistenza. Le sculture, quindi, oltre a essere oggetto di bellezza estetica, fungono da critica sociale; esse esplorano i temi dell'autonomia personale, della resistenza contro le forze oppressive e della ricerca di una liberazione sia fisica che metaforica.
"Swaddle" si rivela come una meditazione visiva sulla lotta per l'integrità personale in un mondo che spesso cerca di definirci attraverso parametri esterni e superficiali. Con questa serie, Tincolini non solo cattura l'attenzione visiva dello spettatore, ma lo invita anche a un dialogo interiore sull'essenza dell'identità umana e sulla possibilità di riscatto attraverso la consapevolezza e la trasformazione personale.