Serie Dystopian Animals

La distopia non è, come spesso si intende, l’opposto dell’utopia ma la sua essenza: un grido d’allarme, una denuncia morale nei confronti di una realtà che rischia di trasformarsi in un incubo.

Questo l’intento di Filippo Tincolini con “Animali Distopici”

Le sue opere sono cariche di simbolismi, con animali che assumono ruoli e situazioni altrimenti umane, riflettendo le incongruenze e le contraddizioni del nostro tempo, un mondo dove il naturale e l'artificiale si intrecciano sfidando la nostra percezione.

Due realtà convivono: quella narrata da Filippo Tincolini e quella che viviamo. Nessuna delle due realtà annulla l’altra, nessuna delle due può esistere senza l’altra, nessuna delle due è, in definitiva, più vera dell’altra. È il trionfo dell'immaginazione, che si oppone alla passività e invoca un futuro in cui l'arte e l'umanità possano ancora affermare la loro capacità di reinventare e curare il nostro mondo ferito.

In questo contesto, l'opera di Tincolini si rivela non solo come una testimonianza artistica, ma anche come un atto di resistenza contro l'apatia e l'acquiescenza. "Animali Distopici" ci spinge a interrogare la nostra etica e i nostri valori, proponendo una visione critica del futuro che, pur oscuro e complesso, è intriso della speranza che l'arte possa fungere da catalizzatore per il cambiamento e la guarigione. Con queste opere, Tincolini conferma il ruolo dell'arte come strumento essenziale per comprendere e trasformare la nostra realtà.